Spinte anche dai movimenti popolari, le autorità delle maggiori economie mondiali hanno adottato una serie di misure volte a incoraggiare le aziende a fare di più contro il cambiamento climatico, chiedendo loro di integrare le tematiche ambientali nei framework di governance e risk management. Un impegno che potrebbe inizialmente scoraggiare i professionisti del rischio, dal momento che il cambiamento climatico coinvolge l’intera organizzazione e richiede modifiche a iniziative e attività già in essere, come quelle mirate agli obiettivi ESG e di sostenibilità. Se molte aziende stanno migliorando il loro approccio alla gestione dei rischi correlati al cambiamento climatico, l’attenzione si focalizza tuttavia ancora molto sugli aspetti finanziari, e poche hanno adottato un approccio strategico davvero olistico e integrato.
Per molti anni, i pionieri della lotta al cambiamento climatico hanno affrontato la sfida di dover inventare i metodi e gli strumenti necessari per identificare e gestire con successo i rischi associati, a causa della scarsità di dati e delle limitate capacità di modellazione. Recentemente, si sono formati numerosi gruppi industriali e accademici con l'obiettivo di finanziare e realizzare ricerche che aiutino i Risk Manager nel processo di adattamento delle aziende verso un mondo ad emissioni zero. Oggi finalmente, lentamente ma inesorabilmente, stanno emergendo delle good practice.
Per contribuire allo sforzo, il Climate Change Special Interest Group dell’IRM (Institute of Risk Management) si è riunito per aiutare i professionisti del rischio a gestire le complessità degli impatti dei cambiamenti climatici sulle loro organizzazioni, identificando e condividendo le migliori pratiche. Il risultato ha dato vita ad una guida che i professionisti possono utilizzare per identificare, valutare, gestire, monitorare e comunicare gli effetti del cambiamento climatico sulla propria organizzazione. Si tratta di un importante riconoscimento formale dell'importanza delle questioni ESG per il business globale e del ruolo fondamentale che i Risk Manager avranno nell'affrontare la crisi climatica.
L’IRM ha identificato sette aree chiave che richiedono attenzione per consentire lo sviluppo e l'esecuzione di una strategia di gestione del rischio di cambiamento climatico in qualsiasi organizzazione. Il framework copre sette sezioni ed è presentato nell'immagine sottostante. Descriveremo brevemente le prime due sezioni.
La sezione Climate Change Risk Landscape presenta il nucleo del framework. Il cambiamento climatico è diverso da qualsiasi altro problema ambientale o politico ed è caratterizzato da una combinazione di elementi unici come la sua natura globale e a lungo termine, il fatto che è potenzialmente irreversibile e la schiacciante incertezza che circonda i suoi effetti e la sua progressione.
Le organizzazioni devono affrontare un numero crescente di fattori critici di cambiamento e aspettative, tra cui nuove leggi e normative internazionali e nazionali e l'approccio alla voluntary disclosure. Altri fattori importanti includono l'aumento delle preoccupazioni dell'opinione pubblica e la pressione di gruppi attivisti, autorità di regolamentazione e investitori. Il principale motore di cambiamento è l'Accordo di Parigi del 2018, che mira a raggiungere la “Net Zero”, cioè zero emissioni nette, e la resilienza climatica entro il 2050.
Per quanto sia fondamentale trattare i rischi legati al clima come fattori trainanti dei rischi esistenti e mapparli, è altrettanto importante sviluppare una tassonomia che possa essere discussa e utilizzata sia all'esterno sia all'interno, per garantire che tutti i rischi e le opportunità siano affrontati e che ci siano un approccio coerente e una comprensione diffusa. Per questo è stata adottata una nuova tassonomia del rischio climatico per fornire una chiara delimitazione dei rischi finanziari associati ai cambiamenti climatici. I rischi e le loro conseguenze si dividono in Fisici, di Transizione e di Responsabilità Civile (Immagine 2).
La sezione 2 prende in considerazione gli approfondimenti e le ricerche sugli stakeholder. L’analisi delle controparti è spesso considerata il primo passo nelle attività di pianificazione strategica a livello organizzativo. Le aspettative degli stakeholder stanno cambiando e oggi c'è una forte attenzione da parte di clienti e investitori agli obiettivi aziendali, al rispetto dei requisiti normativi e all'impegno nel raggiungere gli obiettivi di emissione. Sta diventando sempre più evidente che, oltre al profitto, anche i rating e le prestazioni ESG saranno fattori importanti per le parti interessate, tra cui istituti di credito, fondi pensione, assicuratori, azionisti, autorità di regolamentazione e consumatori.
Il documento suggerisce anche un processo in sei fasi per la costruzione di un framework e per l’allineamento dello sviluppo dell’analisi sugli scenari climatici con un framework ERM esistente.
Le organizzazioni dovrebbero considerare attentamente i parametri chiave, i presupposti e altre scelte analitiche. L'analisi dello scenario non riguarda solo la pianificazione a lungo termine, ma anche il supporto a un miglioramento del processo decisionale aziendale a breve termine, come la selezione dei rischi, la determinazione del prezzo, il trasferimento del rischio, la propensione al rischio, ecc. È importante ricordare che lo scopo generale dell'analisi consiste nell'esplorare diversi scenari plausibili e ipoteticamente "i migliori disponibili", piuttosto che prevedere con precisione il futuro.
Infine, di seguito sono riportati i macro principi che le aziende dovrebbero considerare quando sviluppano la loro strategia di gestione del rischio di cambiamento climatico.