Le supply chain negli ultimi mesi sono state messe alla prova come mai in passato. FM Global, che annualmente pubblica a maggio il Global Resilience Index, a sei mesi di distanza ha presentato un’ulteriore analisi identificando i sei driver dell’attuale crisi delle supply chain.
- COVID-19: la pandemia ha provocato interruzioni sia nella domanda sia nell’offerta di prodotti, per le sospensioni della produzione, creando un effetto boomerang, un disallineamento tra domanda e offerta.
- CYBER RISK: nel mese di maggio un attacco informatico alla Colonial Pipeline (una delle più importanti compagnie di oleodotti degli USA) ha causato un’interruzione di quasi una settimana nella fornitura di carburante, rivelando un’importante vulnerabilità delle moderne supply chain, ovvero la stretta interdipendenza con i sistemi digitali. Una situazione che l’avvento del 5G renderà ancora più sensibile. Il cybercrime è diventato un vero e proprio business e rappresenta un rischio geopolitico. La sicurezza informatica deve quindi diventare parte integrante della strategia aziendale.
- ACCUMULI E RITARDI NEI PORTI: Goldman Sachs ha stimato che, solo considerando i porti della California, sono rimaste in giacenza all’esterno merci per un valore di 24 miliardi di dollari, perché la mancanza degli operatori portuali ha causato accumuli e ritardi. Attualmente non ci sono garanzie che la situazione si possa risolvere prima della metà del prossimo anno, secondo FM Global.
- CARENZA DI TRASPORTATORI: molti paesi del mondo stanno facendo i conti con un’importante carenza di persone disposte a lavorare come trasportatori. Secondo l’International Road Transport Union, il 20% della domanda in Eurasia non trova forza lavoro disponibile, e nei soli Stati Uniti risultano vacanti 80.000 posti. Secondo FM Global, se questo trend dovesse continuare sarà d’impulso da una parte allo sviluppo di veicoli a guida autonoma, dall’altra alla scelta di abbassare l’età minima per guidare mezzi pesanti.
- INONDAZIONI: gli allagamenti che hanno colpito diverse zone cinesi ed europee hanno distrutto comunità intere, interrotto collegamenti ferroviari, bloccato l’attività produttiva. Gli effetti del cambiamento climatico sono destinati ad aumentare, portando a manifestazioni estreme sempre più frequenti.
- CARENZA DI CHIP: è una situazione originatasi da una combinazioni di diversi fattori. In primis le case automobilistiche, che in periodo Covid avevano fatto previsioni sulle vendite molto più prudenziali rispetto a ciò che poi si è effettivamente verificato, e questo ha finito per spostare i volumi e la domanda di semiconduttori – in cui storicamente l’automotive incide solo per il 10% dei volumi globali. Si è inoltre verificata nell’ultimo biennio un’impennata della domanda di tecnologia, basata appunto sui chip. Il tutto mentre le supply chain facevano i conti con condizioni meteorologiche avverse, arretrati di spedizione e stoccaggio. Secondo FM Global, la situazione non si normalizzerà prima della fine del 2023.