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L'export digitale, tra pandemia e guerra

Dopo la caduta del 2020, l’export italiano nel 2021 ha registrato una notevole ripresa. Sebbene le stime preliminari sulla crescita e sul commercio mondiale siano state leggermente ridimensionate, gli scambi di merci sono tornati ai livelli prepandemia. 

Rispetto al 2020, le esportazioni italiane l’anno scorso sono cresciute del 18,2%, superando il livello registrato nel 2019, e le importazioni sono aumentate del 24,7%. La crescita delle esportazioni è stata sostenuta soprattutto verso i paesi Ue (+20,0%), e leggermente inferiore verso i mercati extra Ue (+16,3%). Con la ripresa economica, sono aumentate le  esportazioni soprattutto di prodotti e macchinari industriali e beni intermedi. Solo l’export di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici è risultato in leggera diminuzione (-2,2%), dopo il boom registrato nell’anno precedente con l’esplosione della pandemia. 

Il 2022 si è aperto con minore ottimismo. La crisi degli approvvigionamenti, i rincari energetici e delle materie prime, l’inflazione e le implicazioni del conflitto tra Russia e Ucraina dipingono uno scenario globale di crescente incertezza e complessità per le imprese esportatrici italiane. In questo contesto, i mercati digitali promettono di rivestire un ruolo sempre più significativo per le esportazioni e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. E’ questo il tema di un recente report dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, di cui riassumiamo le principali risultanze. 

L’e-commerce permette una maggiore diversificazione  delle possibilità, e più flessibilità nelle risposte da dare ai cambiamenti in corso. Secondo alcuni studi del OECD, un aumento del 10% della connessione digitale tra paesi porta ad  aumenti degli scambi di merci e servizi tra il 2% e il 3%.

Relativamente ai prodotti destinati a consumatori finali in modo diretto (B2c) o intermediato (B2b2c), l’export digitale italiane continua a crescere a ritmi sostenuti e allineati a quelli degli anni precedenti, aumentando del 15% rispetto all’anno precedente e toccando un valore di 15,5 miliardi a fine 2021. Contestualmente, anche il peso dell’export digitale B2c su quello  tradizionale è aumentato, nonostante la forte ripresa degli scambi commerciali offline che, senza alcun dubbio, hanno contributo al rilancio dell’export italiano in settori chiave come il Food. Esaminando i dati di settore,  il Fashion (abbigliamento e accessori) rimane considerevolmente il comparto più importante  per l’export online B2c (pesa il 56% dell’export online di beni di consumo) ed è cresciuto nel corso del 2021 di circa il 20% rispetto al 2020, raggiungendo un valore pari a 8,6  miliardi di euro. 

Per quanto riguarda il B2b, l’export digitale nel 2021 ha raggiunto un valore di 146 miliardi,  in crescita del 15% rispetto al 2020, ma con un peso del 28,3% sull’export complessivo di  prodotti, in diminuzione rispetto all’anno precedente. La decrescita del peso totale dell’export online B2b è da spiegarsi con l’incremento altrettanto importante dell’export complessivo rispetto al 2020 (cresciuto del +18,9% nel 2021), anno in cui invece l’export italiano era diminuito del 9,6% a causa della pandemia e del conseguente rallentamento delle economie di gran parte dei Paesi nel mondo.

Per quanto riguarda l’anno in corso, l’Osservatorio ha provato a quantificare l’impatto dovuto alle possibili implicazioni del conflitto in atto tra Russia e Ucraina per le imprese esportatrici italiane. Sulla base dei valori delle esportazioni del 2021, un'eventuale totale interruzione delle esportazioni verso il mercato russo (scenario  pessimistico) potrebbe portare, per quanto concerne il B2c, a una perdita di circa 430  milioni di euro complessivi. Oltre l’80% di questo valore è riconducibile al Fashion, mentre il restante 20% si divide tra Food & Beverage e Arredamento. Per il canale B2b, il mancato export digitale verso la Russia ammonterebbe ad un totale di circa 2,1 miliardi di euro. Di questi, oltre il 40% è imputabile all’Abbigliamento, il 20% circa alla Meccanica, poco più dell’8% all‘Automotive, oltre il 5% al Food & beverage, l’1,9% all’elettronica e l’1,3% al farmaceutico.

Investire nell’export digitale sembra essere dunque una strategia vincente, ricordando però che essere “digital” non è sufficiente per operare con successo sulle piattaforme online B2B, che uniscono venditori e clienti provenienti da Paesi esteri. Oggi più che mai, il commercio internazionale è complesso, incerto e comporta, oltre alla necessità di sapersi  muovere efficacemente sui canali digitali, anche quella di essere preparati ad affrontare e  gestire tutte le problematiche ad esso connesse (ne abbiamo parlato in un recente webinar https://www.strategicagroup.com/it/news/webinar-internazionalizzazione-delle-imprese-strategie-rischi-e-programmi-assicurativi.html ). Ai processi di digitalizzazione aziendale devono affiancarsi, pertanto, le opportune competenze legate all’internazionalizzazione delle imprese, che possono essere messe a disposizione da professionisti ed esperti operanti nei campi della consulenza e della gestione dei rischi.