Il 2022 non si annuncia semplice per il rischio d’insolvenza. Secondo l’ultimo barometro di Atradius nell’ultimo anno i pagamenti B2B scaduti sono saliti al 53% (dal 47%) e le cancellazioni sono aumentate al 10% (dal 7%). Nel 2022 si prevede che, con la graduale eliminazione del sostegno fiscale, le insolvenze globali aumentino del 33%.
La previsione di Atradius è definita da tre forze.
In primo luogo, c'è un effetto ritardato dei fallimenti che in circostanze normali (nessun pacchetto fiscale, nessuna moratoria sui fallimenti) si sarebbero verificati nel 2020. Una parte delle imprese che sono state "salvate" affronterà l'insolvenza nei primi dodici mesi dopo la scadenza del sostegno fiscale.
La seconda forza è la graduale eliminazione del sostegno fiscale stesso, che in generale innescherà un aumento delle insolvenze verso livelli "normali", simili a quelli registrati nel periodo pre-pandemico. In circa la metà dei mercati presi in esame da Atradius il sostegno fiscale è cessato già nel primo semestre del 2021 o anche prima (ad esempio in Brasile, Russia e Turchia). Per l'altra metà, lo stimolo sarà eliminato gradualmente nel secondo semestre del 2021, o anche più tardi (in Australia, Irlanda, Giappone, Spagna e Svezia il sostegno continuerà fino al quarto trimestre del 2021).
Il terzo fattore che plasma la previsione di insolvenza è l'effetto degli sviluppi economici, che dipende da due fattori: il divario tra il PIL e il PIL potenziale (forza della ripresa), e quanto le insolvenze sono reattive a questo divario del PIL. Questo fattore coglie in quale modo le insolvenze rispondono al ciclo economico. Sulla base delle relazioni storiche, le insolvenze generalmente diminuiscono nei cicli economici espansivi e aumentano quando la crescita rallenta o addirittura diminuisce. La reattività è chiamata "elasticità" in economia e misura il grado con cui le insolvenze cambiano in risposta ai cambiamenti del PIL.
Guardando le previsioni a livello di paese, in Italia (+34%), Regno Unito (+33%) e Australia (+33%) i fallimenti saranno i più alti rispetto ai livelli pre-pandemia. In Australia l'aumento si verificherà principalmente nel 2022 a causa della scadenza del sostegno fiscale verso la fine di quest’anno. In Italia e nel Regno Unito l'aumento è distribuito sia nel 2021 che nel 2022, ma l'aumento maggiore avverrà nel 2022. Anche altri grandi economie come Spagna (+26%) e Francia (+23%) possono aspettarsi elevati livelli di insolvenza nel prossimo anno. Alcuni paesi mostrano uno sviluppo relativamente stabile delle insolvenze fino al 2022. Gli esempi sono la Germania (+2%), e in misura minore anche la Svezia (+3%) e il Giappone (+4%), mercati in cui il livello di insolvenze tornerà più o meno alla normalità, nonostante la pandemia. Brasile (-35%), Corea del Sud (-15%) e Irlanda (-10%) sono gli unici mercati con insolvenze sostanzialmente inferiori nel 2022 rispetto ai livelli del 2019. In Irlanda, le insolvenze non sono diminuite così bruscamente nel 2020, e quindi l'effetto base è minore. Inoltre, il sostegno fiscale sta continuando fino al quarto trimestre del 2021, mentre la forza della ripresa economica sta anche riducendo le insolvenze. In Corea del Sud, la lunga estensione del sostegno fiscale è anche la ragione dietro il livello ancora basso di insolvenze previsto nel 2022. In Brasile, la ripresa economica è sufficientemente forte da mantenere le insolvenze al basso livello attuale nei prossimi due anni.
Le prospettive critiche, secondo Atradius, stanno avendo il positivo effetto secondario di far crescere la ricerca di soluzioni assicurative per il credito. Quest’anno più della metà (53%) delle imprese europee ha acquistato una polizza a tutela del credito commerciale. La diffusione maggiore si è registrata tra le grandi imprese e nel settore produttivo.