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Il settore marittimo tra rischi geopolitici e sostenibilità

Superate le difficoltà legate alle supply chain, il trasporto marittimo fa ora i conti con la gestione del personale, il rischio geopolitico e la sicurezza cyber, mentre tra le minacce emergenti sono in evidenza il cambiamento climatico, i temi della sostenibilità – che fanno aumentare i costi di recupero e di rimozione dei relitti – e la decarbonizzazione dell'industria navale.

Secondo la Safety & Shipping Review 2022 di Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), sono questi i rischi maggiori per l'industria marittima internazionale, che rappresenta circa il 90% del commercio mondiale. L’anno scorso il settore ha mantenuto il suo trend positivo in materia di sicurezza a lungo termine, ma l'invasione russa dell'Ucraina, il crescente numero di problematiche dai costi importanti che coinvolgono le grandi navi, le sfide per gli equipaggi e la congestione dei porti derivante proprio dall’incremento del trasporto marittimo, insieme alla gestione degli impegnativi obiettivi di decarbonizzazione, aprono nuovi orizzonti di rischio.

Lo studio di AGCS analizza le perdite e i sinistri (incidenti) di navigazione segnalati per navi oltre le 100 tonnellate lorde. Nel 2021 sono state riportate 54 perdite totali di navi a livello mondiale, rispetto alle 65 dell'anno precedente. Questo rappresenta un calo del 57% in 10 anni (127 nel 2012), mentre durante i primi anni '90 la flotta mondiale perdeva più di 200 navi all'anno: il dato odierno aumenta di valore se si considera che oggi la flotta mondiale conta circa 130.000 navi rispetto alle circa 80.000 di 30 anni fa. Tale progresso riflette la maggiore attenzione alle misure di protezione attraverso programmi di formazione e sicurezza, il miglioramento del design delle navi, la tecnologia e la regolamentazione.

Al contrario, è cresciuto il numero di incidenti di navigazione segnalati e le Isole britanniche ne hanno registrato la maggior parte (668 su 3.000). I danni ai macchinari hanno rappresentato più di un incidente su tre a livello globale (1.311), seguiti da collisioni (222) e incendi (178), con un aumento del numero di questi ultimi di quasi il 10%.

L'industria marittima è stata colpita su più fronti dall'invasione russa dell'Ucraina: tra le maggiori minacce si annoverano l'interruzione del commercio, il crescente peso delle sanzioni (percepito in particolare dalla seconda metà dell’anno e nel 2023), le difficoltà per le operazioni quotidiane, e in particolare per l'equipaggio, si faranno sentire anche il costo e la disponibilità del combustibile e il potenziale e crescente rischio cyber.

I lavoratori marittimi russi rappresentano poco più del 10% della forza lavoro mondiale composta da 1,89 milioni di persone, mentre circa il 4% proviene dall'Ucraina. Questo personale potrebbe avere difficoltà a tornare a casa o raggiungere le navi alla fine dei contratti. Un conflitto prolungato potrebbe avere conseguenze più profonde, potenzialmente rimodellando il commercio globale di energia e altre materie prime.

Un embargo esteso sul petrolio russo potrebbe contribuire a far aumentare il costo del combustibile e avere un impatto sulla sua disponibilità, spingendo gli armatori ad utilizzare carburanti alternativi. Se questi fossero di qualità inferiore agli standard, si potrebbe arrivare ad avere in futuro richieste di risarcimento per guasti ai macchinari. 

In questo scenario, le agenzie di sicurezza continuano a mettere in guardia su un'accresciuta prospettiva di rischi informatici per il settore marittimo, quali blocco dei GPS, spoofing del sistema di identificazione automatica (AIS), problemi alle comunicazioni e interferenze elettroniche.

La violazione delle sanzioni può dar luogo a severe ripercussioni, ma anche la loro osservanza può rappresentare un onere considerevole: può essere infatti difficile stabilire il proprietario finale di una nave, di un carico o di una controparte, senza considerare le supply chain dei trasporti, comprese banche e assicurazioni, e i servizi di supporto marittimo.
Se la pandemia Covid-19 ha provocato poche richieste di risarcimento dirette per il settore assicurativo marittimo, il successivo impatto sul benessere dell'equipaggio, l’esplosione del trasporto via mare e la congestione dei porti solleva potenziali preoccupazioni sulla sicurezza. La domanda di personale per gli equipaggi è alta, ma molti lavoratori marittimi qualificati ed esperti stanno lasciando il settore e si prevede una grave carenza di ufficiali entro cinque anni. Per chi rimane, il morale è basso perché le pressioni commerciali, i doveri di conformità alle regole e i carichi di lavoro sono invece molto alti. Queste condizioni di lavoro posso provocare errori e in effetti l’analisi di AGCS dimostra che il 75% degli incidenti di navigazione sono dovuti a errore umano.

Il rimbalzo economico dopo i lockdown dovuti al Covid-19 ha creato un periodo di boom per il trasporto marittimo con aumenti record delle tariffe di trasporto e noleggio. Se questo aspetto è positivo per le compagnie di navigazione, i tassi di noleggio più alti e la carenza di capacità delle navi container stanno invogliando alcuni operatori ad utilizzare navi portarinfuse e porta prodotti o convertire le petroliere per trasportare i container. In questo caso l'uso di navi non containerizzate solleva domande sulla stabilità, sui sistemi antincendio e sulla sicurezza del carico.

La domanda di trasporto via mare è elevata e alcuni proprietari stanno estendendo la vita attiva delle navi. Già prima della pandemia, l'età media delle navi stava aumentando, e anche se ci sono molte flotte ben gestite e manutenute composte da navi più vecchie, l'analisi ha dimostrato che le navi container e cargo più datate (di età compresa tra i 15 e i 25 anni) hanno maggiori probabilità di provocare sinistri, poiché soffrono la corrosione e i sistemi e i macchinari sono più soggetti a guasti. L'età media di una nave coinvolta in una perdita totale negli ultimi 10 anni è di 28 anni.

A questo si aggiungono gli ostacoli nelle spedizioni e la congestione dei porti: le misure dovute al Covid-19 in Cina, un'impennata della domanda dei consumatori e l'invasione dell'Ucraina sono stati tutti fattori di una congestione dei porti senza precedenti che mette gli equipaggi, i gestori dei porti e le strutture sotto ulteriore pressione.
Il rapporto nota che lo slancio e gli sforzi internazionali che si stanno compiendo per affrontare il cambiamento climatico, mettono il settore marittimo sotto una crescente pressione per accelerare il suo impegno nella sostenibilità, dato che le relative emissioni di gas serra sono cresciute di circa il 10% tra il 2012 e il 2018.

La decarbonizzazione richiederà grandi investimenti in tecnologia verde e carburanti alternativi. Un numero crescente di navi sta già passando al gas naturale liquefatto (LNG), mentre alcuni altri carburanti, tra cui ammoniaca, idrogeno e metanolo, sono in fase di sviluppo, così come navi a propulsione elettrica. La transizione ai carburanti alternativi porterà probabilmente un aumento di richieste di risarcimento per guasti ai macchinari, mentre la nuova tecnologia si assesta e gli equipaggi si adattano alle nuove procedure.