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Il futuro del settore edile tra luci e ombre

Dopo un periodo tumultuoso, il settore dell’edilizia italiana dovrebbe nel 2023 beneficiare della situazione relativamente più calma del Paese, nonché dell’impiego dei fondi europei per la ripresa del settore legati al COVID-19, in particolare per le infrastrutture di trasporto. 

Allo stesso tempo, i problemi nazionali e globali che hanno determinato le recenti disfunzioni della filiera produttiva continueranno probabilmente anche nel prossimo anno. In particolare, la riapertura dell’economia cinese dopo la fine della strategia “zero COVID” e il conflitto in corso in Ucraina sono due fattori chiave a livello internazionale che potrebbero causare potenziali interruzioni. Sebbene queste problematiche riguardino tutta la regione, per l’Italia l’elevata dipendenza dalla Cina per quanto riguarda l’importazione di alcuni prodotti e la storica dipendenza dal gas naturale proveniente dalla Russia ne aumentano l’esposizione.

Sono alcune delle riflessioni contenute nel Report di QBE “Vulnerabilità della filiera edilizia: l’Italia”, recentemente pubblicato. 

Come si legge nel report, uno dei principali rischi che il mezzo milione di imprese edili italiane ha affrontato negli ultimi due anni è stato quello del disfunzionamento nelle loro filiere. Secondo l’indagine della Commissione Europea sulle imprese, la carenza di materiali o di attrezzature è stato il fattore più comunemente indicato come un freno all’attività edilizia nel 2022. Nel corso dell’anno, una media del 20% delle aziende (il livello più alto dall’inizio dell’indagine nel 1985) ha dichiarato che la carenza di materiali e attrezzature costituisce un ostacolo all’attività edilizia. Infatti, a gennaio 2023 l’indice dei responsabili degli acquisti nel settore edile per l’Italia di S&P ha messo in evidenza che i tempi medi di consegna dei fornitori hanno continuato a prolungarsi durante l’ultimo mese del 2022 a causa delle diffuse segnalazioni di carenza di materiali.

Utilizzando un modello macroeconomico su larga scala, è possibile simulare l’impatto che la carenza di materiali di produzione avrà sul settore edile italiano. I risultati dello scenario suggeriscono che nel 2022 le strozzature della filiera hanno ridotto la produzione edilizia in Italia del 2,25%, in quanto la carenza di forniture ha limitato la capacità delle imprese di rispettare i contratti esistenti, di aggiudicarsene di nuovi o di effettuare le consegne nei tempi previsti. Lo scenario prevede che per il 2023 la mancanza di disponibilità di materiali ridurrà la produzione edilizia dell’1,25% rispetto alla previsione centrale. 

Secondo le previsioni di QBE, la produzione edilizia subirà un leggero calo dello 0,5% nel primo trimestre del 2023, per poi tornare a registrare una crescita positiva nel resto dell’anno. Il settore residenziale dovrebbe registrare un calo del 3,3% nel corso del 2023. L’aumento dei tassi di interesse, che si trasmette ai tassi dei mutui, e l’aumento dell’inflazione, che pesa sui redditi disponibili delle famiglie, limiteranno la domanda di nuove abitazioni. L’edilizia non residenziale e l’ingegneria civile dovrebbero crescere, la prima con un notevole rallentamento rispetto al solido 2022 e la seconda con una ripresa della crescita dopo un 2022 negativo.  

Il Report suggerisce una serie di azioni che le imprese del settore edile potrebbero mettere in atto per mitigare il rischio di filiera. In primis, l’utilizzo della tecnologia per integrare più livelli della filiera che storicamente sono stati trattati come componenti individuali, nonché per una gestione più efficace delle scorte. Secondariamente, le aziende potrebbero cambiare il modo in cui strutturano i loro contratti futuri: l’aggiunta di clausole di indicizzazione ai costi nei contratti attenuerebbe l’effetto che le disfunzioni della filiera possono avere sulle attività dell’azienda. Questo aspetto si collega alla strategia generale relativa alla filiera produttiva. Potrebbe essere consigliabile passare dall’approccio “just in time”, dimostratosi vincente in tempi di stabilità economica, a un approccio “just in case”, più resiliente quando il contesto è in rapida evoluzione. Infine, le aziende possono cercare di sviluppare relazioni con un maggior numero di fornitori, o perlomeno ricercare opzioni per espandere la loro base di fornitori attuale. Permettere che la filiera possa modificarsi flessibilmente grazie a diverse aziende che si trovano a monte, o a diverse modalità di trasporto e aree geografiche, consentirà alle aziende di evitare i problemi di eccessiva dipendenza che si sono verificati durante la pandemia di Covid-19. Inoltre, anche la creazione di piani di emergenza per possibili scenari futuri beneficerebbe le aziende.