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I viaggi di lavoro nel 2022: proiezioni di spesa e nuove misure di sicurezza

Dopo un crollo di circa il 60% nel 2020, nel 2021 il mercato dei viaggi d’affari in Italia ha segnato una ripresa nel numero di spostamenti effettuati (+12%). Un risultato guidato soprattutto dal mercato nazionale, dove i viaggi avvengono per lo più in auto (mezzo ritenuto più sicuro), e dove la motivazione prevalente agli spostamenti sono le riunioni interaziendali (+17%), segnale della volontà di tornare a incontrarsi di persona.

Il risultato, per quanto positivo, è inferiore alle attese: secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, che ha recentemente pubblicato un report dedicato al settore del business travel, per recuperare la metà di quanto perso nel 2020 sarebbe servito un incremento del 75% - ben lontano da quanto registrato.  

Il settore dei servizi “viaggia” di più, quello assicurativo resta fermo 

A crescere sono stati soprattutto i viaggi nel settore dei servizi (11 milioni di trasferte nel 2021), quasi il triplo rispetto all’industria (circa 4 milioni di trasferte), una dinamica per certi versi inattesa perché contraria a quella della PIL nazionale, che nei primi nove mesi dello scorso anno ha visto l’industria crescere del 14% mentre i servizi appena del 4%. Distribuzione commerciale e comunicazioni sono i segmenti più resilienti all’impatto del Covid (+33%), mentre sono quasi stazionarie le dinamiche del settore bancario – assicurativo. 

L’inflazione spinge il prezzo dei trasporti

La spesa per i viaggi di lavoro è risalita a 8,8 miliardi di euro (+15%), con il mercato nazionale (+16%) sostanzialmente a pari con quello internazionale (+15%), un divario molto inferiore di quello che si osserva come numero di trasferte e che dipende dalla svalutazione del dollaro rispetto all’euro, che ha permesso alle imprese italiane di risparmiare oltre 40 milioni sulle trasferte intercontinentali. 

La ripresa dell’inflazione ha interessato anche il “paniere” dei servizi legati al travel che, con poche eccezioni nel trasporto aereo (voli nazionali -8% e voli europei -1%), mostra una crescita dei prezzi maggiore rispetto all’inflazione. L’Osservatorio del Politecnico segnala importanti aumenti nel trasporto aereo a lungo raggio (8%), ferroviario (7%) e nel noleggio/sharing (6%) ma il dato più importante per spiegare l’incremento di spesa nazionale del 16% è il +9% dei carburanti. Le spese per il trasporto sono effettivamente la voce più rilevante nel budget trasferte delle imprese italiane, con una quota del 52%. L’impatto è maggiore nel caso di biglietti aerei e ferroviari, che crescono più della componente “auto, noleggi, taxi e trasporti locali” (+18% vs +16%). 

Ritorno alla normalità solo alla fine del 2025 

Nell’indagine condotta dall’Osservatorio a fine 2020 le imprese italiane prevedevano un ritorno alla situazione pre-Covid entro il 2023 per gli spostamenti legati ad attività tecniche (installazione, manutenzione) e tempi più lunghi – e indefiniti – per gli altri segmenti, specialmente quello fieristico e convegnistico. Le più recenti proiezioni confermano questo dato: il 2022 dovrebbe chiudersi con una spesa poco sotto gli 11 miliardi di  euro, a -47% rispetto ai livelli pre-Covid; si tratta di un gap che non si chiuderà neanche nel 2023, almeno in assenza di un forte shock positivo (macroeconomico, sociopolitico, tecnologico o  epidemiologico) difficile da prevedere. Alle attuali condizioni dunque la spesa per trasferte delle imprese italiane dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemici solo alla fine del 2025.   

Travel Policy: uno strumento indispensabile 

L’Osservatorio ha coinvolto i travel manager in un lavoro di world cloud e, se prima della pandemia nel descrivere la loro attività usavano principalmente termini legati alle motivazioni del viaggio (riunioni, congressi, ecc.), ora si focalizzano su controllo, sicurezza, duty of care. La travel policy è diventato uno strumento ancora più fondamentale per la corretta gestione dei viaggi e per tutelare il dipendente, limitando i rischi sia per quest’ultimo sia per l’azienda. Il contesto  di incertezza di questi ultimi anni ha infatti aumentato la consapevolezza dell’importanza di regolare i viaggi aziendali: un’azienda italiana su due ha deciso di introdurre ex-novo delle linee guida o di modificare quelle già esistenti, ad esempio richiedendo ai fornitori di servizi ricettivi e di mobilità la garanzia del rispetto delle norme igienico sanitarie. Solo il 10% delle medio-grandi aziende italiane non ha ancora una travel policy, ma in quasi la metà di queste la sua introduzione è in fase di valutazione.

Strumenti per la Safety & Security 

Oggi poter disporre di informazioni aggiornate e affidabili sulle destinazioni, sui potenziali rischi legati al viaggio e sulle condizioni necessarie per poter viaggiare è diventato essenziale. Un’azienda su quattro ha integrato direttamente nel processo autorizzativo dei parametri di sicurezza minimi da rispettare al fine di procedere con l’organizzazione della trasferta. Considerando il livello di  criticità e la necessità di competenze  specialistiche legate all’espletamento  delle attività di Safety and Security, negli ultimi due anni molte aziende si sono anche dotate di strumenti specifici che consentono di monitorare costantemente i dipendenti attraverso sistemi di tracciamento (39%) e di piattaforme o sistemi di informazione sulla destinazione e sui rischi legati al viaggio (38%).