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Energia e materie prime peggiorano il trend dei pagamenti

Nell’ultimo anno sono migliorate le abitudini di pagamento delle imprese italiane, ma ora i rincari di energia e materie prime stanno incidendo e le stanno mettendo nuovamente in difficoltà. L’Osservatorio Pagamenti di Cerved ha registrato nel quarto trimestre del 2021 una quota di mancati pagamenti pari al 10,3%, che segna il minimo dal 2012, una riduzione che però non si verifica nel settore delle costruzioni e per le Pmi.

A favorire questo andamento sono anche le condizioni di pagamento più stringenti imposte dalle imprese ai loro clienti, con tempi in calo mediamente di oltre 4 giorni rispetto al 2019 (da 70,5 a 66 giorni). L’attenzione dei fornitori si rivolge in particolare verso le micro imprese e il settore delle costruzioni, con tempi di pagamento che sono scesi nel primo caso da una media di 46 a una di 44,3 giorni e nel secondo da 67,6 e 62,6 giorni. Pure in presenza di scadenze più brevi diminuiscono anche i ritardi gravi e il tasso di puntualità cresce mediamente al 52%.

Dopo un lungo periodo caratterizzato da una tendenza in calo dei mancati pagamenti, iniziata nel 2012, il secondo trimestre del 2020 ha segnato un’impennata, in concomitanza con la fase più complessa della pandemia.

Attualmente i mancati pagamenti sono in calo da 5 trimestri consecutivi e hanno raggiunto una quota inferiore ai livelli pre-Covid: secondo i dati di Payline, la quota di fatture non pagate rispetto a quelle scadute e in scadenza è passata (in termini di valore), dal 13,3% del quarto trimestre 2019 al 17,7% del secondo trimestre 2020, tornando ai livelli del 2015, per poi calare a fine 2021 (10,3%) raggiugendo il proprio minimo.

Negli ultimi due trimestri la tendenza di riduzione ha subìto un rallentamento, in parte motivato dal contemporaneo aumento del prezzo delle materie prime che si è intensificato nella seconda metà del 2021 e che ha indotto molte imprese a richiedere pagamenti alla consegna o in tempi brevi. L’esito della stretta è che nell’ultimo trimestre dello scorso anno il 51,8% delle aziende ha pagato fatture in scadenza entro 30 giorni, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (49,9%) e del 2019 (48,1%). All’opposto, negli ultimi due anni si è stabilizzata al 10,4% la percentuale di aziende che ha concordato scadenze di pagamento superiori a 90 giorni.

Considerando il valore delle partite non saldate in rapporto a quelle in scadenza o scadute, i mancati pagamenti delle imprese italiane erano tornati sui livelli pre-Covid già alla fine del 2020 (30,5%), ma se consideriamo solo i settori più colpiti dalla pandemia, questo livellamento è avvenuto solo a fine 2021.

La crisi delle materie prime e l’aumento dei prezzi delle fonti energetiche hanno impattato sui pagamenti dei settori più esposti a queste voci: in questi contesti nel corso del 2021 i mancati pagamenti hanno subìto un balzo in avanti, passando dal 29,3% al 38,1%.

A pesare per le aziende di tali comparti è stata soprattutto la scarsa possibilità di scaricare l’aumento dei prezzi d’acquisto sui propri clienti. Tra i settori più colpiti, la vendita di gas (con il 54,9% di mancati pagamenti a dicembre 2021, +35% rispetto al 2020), la siderurgia (68,1%, differenza di +17,2%) e la vendita di energia elettrica (51,1%, con +15,2 di delta).