Homepage > Principale > NEWS > Chief Risk Officer: le…

Chief Risk Officer: le quattro priorità dei prossimi 12 mesi

Le priorità dei prossimi 12 mesi per i Chief Risk Officer saranno sostenibilità, digitalizzazione, strategia e resilienza operativa. Il risultato è emerso da una ricerca condotta durante il primo e il secondo trimestre del 2022 da EY, con l’obiettivo di ottenere un’istantanea su quattro aree di rischio: organizzazione e struttura, modernizzazione e digitale, Esg e governance del prodotto. Per comprendere le dinamiche, le prospettive e il modo in cui il ruolo dei CRO si sta evolvendo, EY ha identificato le sfide che questi professionisti devono affrontare. 

Nel prossimo anno il focus sarà su rischi climatici e sostenibilità in generale (25%), seguiti dall’aumento della digitalizzazione (19%), da una maggiore attenzione alla strategia (16%) e alla resilienza operativa (15%). 

Lavorare su queste aree chiave richiederà le giuste risorse: su questo aspetto i CRO sembrerebbero in difficoltà, dal momento che il 61% dichiara problematica la ricerca e ritenzione di talenti, specialmente quelli con competenze in ambito cyber, data analytics, data security e rischi climatici. Sempre riguardo la prima area indagata (organizzazione e struttura), il 40% degli intervistati ha dichiarato di lavorare in un team inferiore alle 10 persone e il 24% in un gruppo con un numero di componenti tra 11 e 20. Ampliare le dimensioni della propria struttura è un obiettivo per circa la metà dei CRO, mentre altrettanti prevedono di mantenere invariato l’organico. In merito al budget della funzione rischi aziendali, rispetto al 2020 è aumentato nel 48% delle strutture analizzate, mentre nel 41% non ha subito alcuna modifica ed è stato diminuito nell’11% dei casi. 

Nel prossimo futuro i CRO si aspettano miglioramenti nella gestione dei rischi chiave all’interno dell’azienda (31%) e una maggiore produttività nell’analisi dei dati dei clienti (22%). La maggior parte (68%) ha riferito che la quota del budget a propria disposizione stanziata per strumenti e tecnologia è compresa tra l’1% e il 10%.

Per quanto riguarda l’area ESG, i CRO hanno riportato che nelle imprese la funzione rischi è molto più coinvolta nei temi che riguardano l’enviroment rispetto a quelli sociali e di governance. In particolare i CRO collaborano nell’asset management (65%), nel financial reporting, nella funzione attuariale e in quella compliance e legal (71%). Il coinvolgimento è invece di “medio livello” nello sviluppo e commercializzazione dei prodotti (56%) e nell’ambito risorse umane (51%). 

In merito all’ultimo ambito della ricerca (la governance del prodotto), tutti gli intervistati ritengono che la loro funzione potrebbe svolgere un ruolo più significativo nel supportare il business e garantire un maggior valore nel processo di progettazione del prodotto. Solo il 2% segnala una piena integrazione dei requisiti ESG nei prodotti forniti dall’impresa, mentre nella maggior parte dei casi si tratta di un’integrazione limitata (55%) o parziale nei contratti (26%).