Le aziende hanno dovuto affrontare una serie di sfide inaspettate negli ultimi due anni. Alcune di queste, come la gestione del rischio credito, erano già presenti prima della pandemia e in conseguenza di essa sono diventate più significative.
Allo stesso tempo, la spinta alla crescita del business non è diminuita, anzi, viene spesso perpetrata in mercati nuovi e in via di sviluppo, che sono caratterizzati da scarsa disponibilità di informazioni.
Oltre alla mancanza di dati, alcune delle principali difficoltà nell'ottenere le informazioni necessarie per eseguire una corretta valutazione del rischio di credito dipendono dalla scarsa conoscenza delle fonti e delle sanzioni, sia internazionali sia unilaterali. Inoltre, non esiste uno standard internazionale comune per le informazioni sulle imprese. Ad esempio, alcuni paesi hanno adottato gli International Financial Reporting Standards e altri utilizzano i Generally Accepted Accounting Principles (GAAP). In più, alcune giurisdizioni richiedono un’informativa meno approfondita rispetto ad altre o adottano voci differenti di classificazione.
Bureau Van Dijk, società di analisi di Moody's, propone un programma che supporta le organizzazioni nella gestione del rischio di credito, Orbis, uno strumento che dà come output dati finanziari standardizzati, punteggi quantitativi, punteggi qualitativi e informazioni sugli assetti societari. In particolare quest’ultima funzione aiuta a individuare società sanzionate. Un esempio: nell'aprile 2018, l'OFAC ha aggiunto 12 cittadini russi all'elenco delle sanzioni SDN (Specially Designated Nationals) per presunta interferenza con le elezioni statunitensi del 2016. Orbis ha identificato 1300 società che sono state sanzionate per estensione perché nelle loro catene di proprietà erano riconducibili ai cittadini russi in esame. Il 90% di queste società era registrato al di fuori degli Stati Uniti e nessuna di esse appariva in alcun elenco di sanzioni. Nonostante ciò, fare affari con qualcuna di esse avrebbe comportato una multa.
La crisi pandemica ha provocato un potente shock, ponendo fine ad un ciclo del credito globale ampiamente favorevole. Sia l'offerta che la domanda ne hanno fortemente risentito, improvvisamente. I livelli di rischio di credito sono aumentati per diverse ragioni. Le fonti di dati convenzionalmente utilizzate nelle valutazioni del rischio sono diventate obsolete da un giorno all'altro, e a causa di questa mancanza di informazioni è stato commesso un numero maggiore di frodi. Un esempio è il caso del siciliano William Cerbo, che ha fatto fortuna durante il lockdown italiano: con l'aiuto di un commercialista è riuscito ad aprire 24 aziende, che utilizzava per il commercio di beni di uso quotidiano, dalle arance siciliane all'erba sintetica. Comprava e rivendeva questi beni senza pagare i fornitori, incolpando della scarsa liquidità la pandemia e le restrizioni agli spostamenti. In un paio di mesi, ha messo in difficoltà oltre 60 imprese che conducevano affari con lui.
Anche le soluzioni di gestione del rischio credito si stanno aggiornando di conseguenza. La strada principale è quella della digitalizzazione, che consente l’elaborazione delle enormi quantità di dati che le aziende devono oggi incorporare nei propri sistemi per valutare le controparti. Nella stima di merito viene dato un maggior peso rispetto al passato alla tipologia settoriale e sottosettoriale, dal momento che la pandemia ha colpito in modo molto più puntuale rispetto alle precedenti recessioni. Alcuni comparti, come la grande distribuzione alimentare, hanno visto un incremento della domanda e degli affari. Altri, come le telecomunicazioni e la farmaceutica, non hanno sperimentato sostanziali variazioni. E molti, come il settore dei viaggi e dell’ospitalità, dell’arte e della cultura, sono stati messi a dura prova.
Si tratta di dati qualitativi che sopperiscono alla carenza di dati finanziari più concreti. Le caratteristiche del modello operativo sono tra i fattori qualitativi in grado di prevedere gli effetti futuri. Alcuni sono rilevanti per tutti i settori, come la stagionalità o la dipendenza da fornitori, mercati e clienti. Altri sono più specifici, come le quote di clienti nazionali piuttosto che esteri per il settore alberghiero e dell’ospitalità.
Con particolare riferimento al rischio credito – ma è un principio generale che le aziende dovrebbero aver ormai compreso – la necessità di considerare il risk management una funzione centrale in azienda e non solo di supporto è oggi un imperativo. Gestire efficacemente i rischi di credito richiede coerenza, riorganizzazione, formazione, utilizzo consapevole della tecnologia, condivisione delle risorse e uso rigoroso delle informazioni. Internamente, le aziende dovranno lavorare sull’educazione delle proprie persone a standard più elevati di trasparenza, maggiore consapevolezza e mantenimento della pulizia e disponibilità delle informazioni.